Itinerari

PASSEGGIANDO NELL'AREA GRECANICA...

Tra storia, cultura e gastronomia

Dall’VIII secolo a.C. ondate di Greci, dopo aver consultato l’oracolo di Delfi, partirono alla ricerca di territori più prosperi e sbarcarono in massa sulle coste calabresi e fondarono un insieme di colonie che divennero ben presto ricche e potenti, tanto da meritare l’appellativo di Magna Grecia (Reggio Calabria, Locri, Gerace, Stilo, Caulonia).
Un mare incontaminato, spiagge deserte, tramonti dalle mille sfumature, ruderi che testimoniano un’antica e fiorente civiltà, accoglienza calorosa, cucina genuina, musiche e danze elleniche, tra cui la famosa “tarantella”, questo è oggi la Magna Grecia.

Reggio Calabria, la città più grande della Calabria, sorge in una posizione splendida sulla costa orientale dello Stretto di Messina, nel punto in cui lo stretto si apre tra il mare Ionio e il mar Tirreno, gode di un clima mite per quasi tutto l’anno . E’ stata la più antica e importante colonia greca, fondata dai Calcidesi intorno alla metà del VII secolo a.C.
Bellissimo è il suo lungomare definito da D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia” , dal quale si può assistere al fenomeno della “ Fata Morgana” quando, dopo una giornata di tempesta, il cielo diventa turchino e nel mare si specchia la città di Messina. Da visitare sono le Mura Greche,
il Castello Aragonese, il Duomo, la chiesa degli Ottimati e il Museo della Magna Grecia, dove si trovano importantissimi reperti archeologici e soprattutto i famosi Bronzi di Riace.

Percorrendo la statale 106, a soli 15 minuti da Reggio Calabria, si intravede Pentidattilo, in una posizione pittoresca, tra colline che si affacciano sul mare Ionio.
“La visione è così magica che compensa di ogni fatica supportata per raggiungerla: selvagge e aride guglie di pietra lanciate nell’aria, nettamente delineate in forma di una gigantesca mano contro il cielo… mentre l’oscurità e il terrore gravano tutto l’abisso circostante”. Così appariva Pentidattilo ad Edward Lear e non si possono trovare parole migliori per descrivere lo stupore che coglie il visitatore appena intravede, da lontano, questo borgo grecanico.
L’abitato, ormai, è quasi abbandonato ed è costituito da piccole case poste in un intricato labirinto di vicoli e gradoni adagiati sul palmo di una mano protesa, con le dita spalancate verso il cielo. Alla base della rupe, denominata “Calvario”, vi sono i resti del feudo degli Alberti e di un convento dei Domenicani di epoca medievale.
A circa 30 chilometri da Reggio Calabria, nei pressi dell’odierna Condofuri, alcuni gruppi di Greci sbarcati sulle coste , furono attratti dai luoghi inaccessibili che trovarono risalendo la fiumara dell’Ammendolea, a quei tempi, in parte navigabile e qui fondarono numerosi villaggi: Condofuri, Roccaforte del Greco, Roghudi, Bova. Quest’area grecanica è di notevole interesse culturale, ed è pertanto, quasi un obbligo visitarla per ritrovare le nostre origini e la lingua dei nostri padri.
L’abitato di Condofuri Superiore è caratterizzato da case e strade disposte a ventaglio, che confluiscono in una piazza “l’Agorà”. Il nome del paese deriva dal greco Konta-Korion-Conda-Chorion. Dispone di un territorio complesso e ricco di insediamenti diversi per storia e tradizioni: Condofuri Marina, San Carlo, Amendolea e Gallicianò
Gallicianò (Gallicianum) si raggiunge percorrendo 7 Km dal bivio di Condofuri Marina. Questo villaggio somiglia ad un presepe, perché è collocato su un alto colle (616 m.) che si affaccia sull’argentea fiumara dell’Amendolea. Le sue case sono in pietra e sorgono tutte intorno alla piazza.
Le viuzze portano i nomi di Zeus, Penelope, Fidia, Ulisse etc. Gallicianò è l’ultimo baluardo posto a difesa di una cultura di arti e tradizioni di ellenica memoria, tanto da essere considerato
“Acropoli” della Magna Grecia, dove l’antica lingua di Omero, Aristotele e Platone è ancora viva e parlata dalla quasi totalità della popolazione. Nonostante le numerose dominazioni che seguirono a quella Greca (Romani, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini), il greco sopravvisse grazie al clero e al rito ortodosso, trasformandosi nel tempo in “grecanico”, oggetto di studio da parte di ricercatori tedeschi, italiani e greci che accorrono qui anche per visitare l’antica chiesa di San Giovanni Battista (sono custoditi una statua del Santo del XVI sec., un fonte battesimale, due campane del 1508 e del 1683) i ruderi di un monastero greco e la chiesetta ortodossa Panaghia tis Elladas (Madonna della Grecia).
Dalla strada provinciale che sale a Condofuri Superiore, è visibile il villaggio di Amendolea con il suo Castello Normanno, di cui si conservano i muraglioni merlati e i resti di un torrione.
Leggenda vuole che esista una galleria segreta che congiunge il Castello con la Torre Medievale a piramide di San Carlo. Questa è una piccola frazione di Condofuri che sorge su un promontorio di fronte alla fiumara dell’Amendolea.
A poco più di 600 metri sul livello del mare, nel mezzo della fiumara, circondato da monti impenetrabili, sorge il vecchio abitato di Roghudi che continua a resistere all’ingiuria del tempo. A poca distanza si possono ammirare due formazioni geologiche naturali: Ta vrastarucia ( le caldaie de latte) e I Rocca tu Dragu (La Rocca del Drago). Anche Roghudi è un’oasi linguistica grecanica.
Controversa è la data in cui i Greci si stanziarono a Roccaforte del Greco, posizionato sul lato meridionale dell’Aspromonte a 971 metri sul livello del mare. Anche questo è uno dei Comuni reggini detti “Greci di Calabria”.
A pochissimi chilometri da Condofuri sorge Bova. Sono tante le occasioni offerte dal Comune per andare alla scoperta delle innumerevoli testimonianze del suo glorioso passato. Bova è il centro grecanico più importante del comprensorio ionico, si trova arroccato sulle pendici di un colle che si innalza per 820 metri. Secondo la leggenda Bova fu fondata da una regina greca, che sbarcata lungo la costa, sarebbe risalita verso l’interno e avrebbe fissato la sua residenza sulla cima del colle di Bova, presumibilmente entro le rocche dell’antico Castello, di cui rimangono i ruderi. In età greca,la città subì le sorti della politica locrese e fu sottoposta alla tirannide di Siracusa.
Bova fu antichissima sede vescovile e seguì il rito ortodosso, introdotto dai monaci basiliani, fino al XVII secolo. Anche qui si parla il grecanico, a salvaguardia del quale è nata l’associazione Jalò Tu Vua e l’Istituto Superiore di Studi Ellefoni.

Allontanandosi per circa 50 chilometri, sempre sulla costa ionica, s’ incontra Locri importante colonia, rivale di Reggio Calabria.
Locri è stata fondata intorno al VII sec. a.C. Fino al 1934 era chiamata Gerace Marina, l’attuale nome deriva dall’antica Locri Epizephiri, città magno greca, i cui scavi si trovano a pochi chilometri di distanza, nel comune di Portigliola. Vi è ancora un’intera città sottoterra, che aspetta di essere portata alla luce. La storia di Locri è strettamente legata alla storia sia di Locri Epizephiri, sia a quella di Gerace. Dopo la conquista romana di Locri Epizephiri, a seguito delle scorrerie saracene e turche, la città fu abbandonata e gli abitanti si trasferirono nell’entroterra, sulle colline dove ora sorge Gerace. Nel XIX secolo, col ritorno della popolazione verso le zone costiere, si sviluppò l’abitato di Gerace Marina, che acquistò sempre più importanza tanto da diventare nel 1905 Comune autonomo. Nel 1934 cambiò denominazione e assunse l’attuale nome di Locri.
Di particolare interesse è la vasta area archeologica sita dove sorgeva l’antica Locri Epizephiri e dove oggi c’è il Museo Nazionale. L’antica Locri diede i natali a personaggi importanti come il legislatore Zaleuco e la poetessa Nosside.
Gerace, definita “La perla dello Jonio” è una cittadina che conserva ancora oggi un’impostazione e un fascino medievale; si trova all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte.
Il borgo antico è ricco di chiese e palazzi d’epoca. Vi si possono ammirare un Castello e una splendida Cattedrale di epoca normanna, oltre a numerosi edifici di genere architettonico diverso (normanno, bizantino gotico e romanico).
Prima di iniziare la visita della città di Gerace, non si può fare a meno di fare una sosta nel Borgo Maggiore, caratteristico per le abitazioni scavate nel tufo, dove ancora oggi è possibile vedere un esperto vasaio modellare vasi di argilla di foggia greca.
Gerace, grazie ai suoi pregi architettonici e al suo fascino, è entrata a far parte del Club “I borghi più belli d’Italia”.
Non si può ignorare un’altra colonia, quella di Stilo, la cui origine è legata alla distruzione, durante il periodo greco, della città di Caulonia (Kaulon) il nome deriva dal greco “stilos” che significa colonna, detta in latino Stilum. Durante la dominazione bizantina fu edificata la “Cattolica” sorta come centro liturgico di eremiti basiliani, provenienti dalla Grecia. La chiesa ricorda, nel suo assetto, alcuni edifici del Peloponneso, dell’Armenia e dell’Anatolia.
Stilo diede i natali a Tommaso Campanella, filosofo tra i maggiori del tempo. La storia di questa città e le sue bellezze architettoniche attraggono il turista, soprattutto d’estate quando moltissime sono le manifestazioni, tra cui la più importante è il “Palio di Ribusa”, che si svolge ogni anno nella prima settimana di agosto.

Le vie del gusto

Quella calabrese è una cucina semplice e genuina, che fonde gus ti e sapori tipicamente mediterranei con quelli arabi. Appetitosi sono i primi piatti, dai “maccarruni i casa”, pasta fresca filata con un ferro di calza, conditi con ragù di capra, maiale o manzo, dagli spaghetti con le acciughe salate e mollica, al timballo di maccheroni. Tra i secondi meritano di essere nominati: il pesc estocco, le frittole, le alici ripiene, le frittelle di neonata, il pescespada. In tutta la costa è da dire che , soprattutto d’estate, si cucina pesce freschissimo e che nei vari borghi si allestiscono sagre di pietanze mediterranee prelibatissime.
Squisiti i formaggi, tra i quali vanno segnalati le ricotte fresch e, affumicate e i pecorini d’Aspromonte. Deliziosi i dolci legati alle più importanti festività religiose: le pastiere e i “cudduraci”, focacce decorate con le uova, a Pasqua; “i morticeddi” piccoli frutti di pasta reale, per le festività dei defunti, i  “petr ali” e i torroni a Natale. Rinomati e di eccezionale qualità sono i gelati e le granite. Molto usato in cucina è il bergamotto, che si coltiva proprio in questa area grecanica, il cui profumo e il succo aromatico, danno un tocco prodigioso a piatti salati e dolci . Presente in quasi tutte le pietanze mediterranee è anche il peperoncino.
Ottimo è il gusto di un pregiato vino che si produce soprattutto a Palazzi, il cosiddetto “ vino greco”, la cui denominazione risale agli antichi Greci. E’ un eccellente vino da dessert ad alta gradazione alcolica ( 16°-17°) , dal colore giallo oro con riflessi ambrati, sapore tendente al liquoroso. Un vino da pasto, di pregiata qualità, è quello di Pellaio. E’ un vino caldo,asciutto adatto agli arrosti e alla selvaggina.

Il vero e proprio biglietto da visita etnico-turistico e culturale di questa zona grecanica è da alcuni anni “Paleariza”, che in greco vuol dire “ antica radice”. Si tratta di un festival etno-culturale-m usicale, che si svolge annualmente nell’area grecanica e crea un momento d’incontro fra il contesto locale e quello globale. Si svolge in estate, nell’arco di una ventina di giorni, percorrendo chilometri di strade, spesso tortuose, che portano ai bellissimi centri montani, che nelle serate del festival aprono le porte ed offrono la loro tradizi onale ospitalità ad un pubblico sempre più numeroso. Generalmente si svolge nei comuni di Bagaladi, Condofuri, Gallicianò, Amendolea, Pentadattilo, Palazzi e Staiti. In ogni serata gli abitanti del luogo offrono specialità gastronomiche allestendo bancarelle in piazza .